(di Michele Monni) (ANSAmed) – BETLEMME, 18 DIC – “Professionalmente è come toccare il cielo con un dito”. Non ha dubbi Giammarco Piacenti, titolare della Piacenti s.p.a., l’azienda di Prato che da più di un anno sta portando avanti il restauro della Basilica della Natività di Betlemme, il luogo dove secondo la tradizione sarebbe nato Gesù e oggi uno dei simboli più importanti della cristianità. Costruita nel 330 sotto la spinta della moglie di Costantino, Elena, la Basilica fu ultimata nel sesto secolo dall’imperatore Giustiniano e nel corso dei secoli ha subito modifiche e danneggiamenti dovuti ad agenti naturali e alle violenze che hanno da sempre interessato la regione.
“La prima parte del restauro ha visto la messa in sicurezza del tetto, cercando di salvaguardare la struttura originale attraverso una serie di interventi che hanno coinvolto le migliori competenze italiane”, spiega orgoglioso all’ANSA Piacenti, mentre mostra sul suo tablet i lunghi chiodi estratti dalle travi danneggiate e successivamente raddrizzati manualmente e riutilizzati per preservare l’originalità della struttura. Tra le tecniche utilizzate, spiccano il rinforzo dell’ossatura lignea attraverso inserti in metallo, sviluppata dalla Piacenti stessa, e un particolare tipo di colla creata dalla Mapei in collaborazione con il Centro Nazionale di Ricerca (Cnr). Ma non solo interventi sulla struttura. “Abbiamo iniziato il restauro e la preservazione di mosaici di una fattura assolutamente sublime”, afferma il titolare, raccontando della lunga tradizione della Piacenti, iniziata con il bisnonno Vincenzo nel 1875 e continuata negli anni grazie alle competenze e alla passione dei maestri di restauro toscani, primo fra tutti Leonetto Tintori.
“La natura dell’intervento – chiarisce Piacenti – prende le mosse dalla particolarità dell’edificio, cui hanno messo mano nel corso dei secoli i migliori progettisti, utilizzando il meglio della tecnologia del tempo”. Ma il restauro della Basilica non coinvolge solo l’eccellenza del restauro italiano o i centri di ricerca come quello dell’università di Ferrara, anche i materiali e le attrezzature – spesso molto costose e create ad hoc – arrivano e sono state concepite in Italia, spiega Piacenti, che ci tiene a sottolineare come il know how italiano in questo campo, non sia secondo a nessuno a livello mondiale. “Le difficoltà di operare a Betlemme sono varie”, dice ancora Piacenti menzionando le recenti violenze che stanno coinvolgendo Israele e Palestina “ma la popolazione palestinese ci ha accolto a braccia aperte”. La supervisione dei lavori – che ad oggi hanno raggiunto 15 milioni di euro di budget – è affidata all’Autorità nazionale palestinese (Anp), guidata dal primo ministro Rami Hamdallah, che personalmente si è recato presso la basilica per conoscere i restauratori e osservare il progresso dei lavori. A pochi giorni dal Natale, la basilica continua a rimanere aperta ai visitatori, anche se all’interno i restauratori continuano a lavorare. “Non abbiamo mai chiuso la chiesa – rivendica Piacenti – e abbiamo lavorato anche di notte per permettere ai pellegrini che vengono da tutte le parti del mondo di poterne ammirare la bellezza”.(ANSAmed).
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