Gerusalemme, Gerico e Betlemme. Un tesoro dimenticato riemerge dai restauri. Grazie al riconoscimento dell’Onu. E a quello dell’Unesco rifiutato da Tel Aviv.
L’Unesco non è tornata indietro, approvando a voto segreto la controversa risoluzione sui luoghi sacri di Gerusalemme presentata, per conto della Palestina e della Giordania, dal Libano e dalla Tunisia, tra gli attuali 21 membri del Comitato per il Patrimonio universale dell’organizzazione dell’Onu per l’educazione, la scienza e la cultura.
«Spazzatura» per il governo israeliano che, dopo aver sospeso «tutte le attività professionali» con l’Unesco, ha ritirato il suo ambasciatore alla sede di Parigi.
LE MOSCHEE E IL TEMPIO. Una vittoria invece per i palestinesi, solo l’ultima di altre in seno all’Unesco. Intanto il testo è passato con modifiche non sostanziali rispetto al vulnus denunciato da Tel Aviv, aggiungendo una citazione in ebraico del Muro del pianto, ma l’adiacente Spianata delle moschee (teatro della Seconda intifada) è rimasta indicata con la sola denominazione musulmana e non – anche – come il Monte del tempio rivendicato dagli ebrei.
Poi, sotto l’impulso del riconoscimento all’Onu nel 2012 come Stato osservatore, la Palestina sta restaurando e aprendo ai turisti diversi siti di inestimabile valore storico, artistico e architettonico, visitati e ricordati anche dal capo di Stato italiano Sergio Mattarella durante la sua tappa in Palestina.
Alcuni di questi sono patrimoni dell’umanità dell’Unesco, ma a rischio di sopravvivenza, fino a qualche anno fa, a causa dell’abbandono per i secolari conflitti territoriali e religiosi della regione.
PATRIMONI DA SALVARE. Da Gerusalemme a Gerico a Betlemme, scavi, analisi e restauri sotto la responsabilità dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e/o delle Chiese (secondo la legge dello statu quo che regola i rapporti e l’amministrazione dei beni tra le comunità cristiane in Terra santa), stanno ora portando alla luce meraviglie archeologiche dell’antichità che chiariscono anche importanti indizi storici sul lungo e conteso passato della Cisgiordania.
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