I lavori di restauro del Duomo di Cefalù, il cui contratto è stato firmato dalla Piacenti spa il 28/03/2017, consistono in una serie di misure di somma urgenza volte a consolidare e restaurare le superfici musive degradate, contestualmente alla ripresa degli intonaci esterni e alla revisione delle coperture nella zona presbiteriale. Tali lavori s’inquadrano all’interno di un progetto più ampio, progettato dalla Soprintendenza di Palermo e realizzato con finanziamenti della Comunità Europea in più step a partire dal 1999, finalizzato alla conservazione dell’intero complesso monumentale ed alla sua ampia fruizione.
I mosaici campiscono soltanto la superficie dell’abside, le vele della crociera e le pareti del presbiterio per un’estensione totale di circa 650 mq; si tratta di uno dei principali e più antichi cicli musivi della Sicilia normanna, fra le più evolute manifestazioni di quest’arte eccelsa che, per bagaglio stilistico e caratteristiche tecniche, denota uno stretto rapporto con gli esempi costantinopolitani di matrice aurea. I mosaici di Cefalù, commissionati da Ruggero nel 1148 e poi proseguiti fino agli anni Sessanta del XII secolo, si caratterizzano infatti per uno spiccato timbro bizantino almeno per quanto riguarda la prima fase, che la critica concorda nell’attribuire a maestranze bizantine, provenienti probabilmente da Costantinopoli.
Al momento rimane ancora dibattuta la questione se il programma originario di Ruggero prevedesse di rivestire di mosaici anche tutta l’aula della cattedrale di Cefalù e sia stato poi lasciato incompiuto a causa dello spostamento di interessi verso Monreale da parte del successore, Guglielmo II. Il restauro, attualmente in corso, dei mosaici di Cefalù consentirà di fare chiarezza anche su questo interessante aspetto critico, acquisendo ulteriori dati da sottoporre alle indagini diagnostiche.
Nei secoli fino ai giorni nostri il prestigioso ciclo musivo è stato oggetto di molteplici manomissioni e rifacimenti, soprattutto nell’Ottocento, fra cui si cita la figura di Mosé eseguita da Riolo nel 1862 come attesta la data e la firma apposte alla base della figura.
Nel 1976 la Soprintendenza di Palermo ha condotto i restauri eseguiti da Michele Dixitdomino. Successivamente, sin dagli anni Novanta del XX secolo il ciclo musivo ha evidenziato nuovi segni di deterioramento, che nel tempo si sono ulteriormente aggravati a causa di infiltrazioni di acqua piovana con il conseguente ammaloramento delle malte di allettamento del tessellato, determinando efflorescenze saline, rigonfiamenti e distacco di tessere. Risale al 1998-2001 un localizzato intervento di urgenza in cui sono state velinate e consolidate talune parti pericolanti, eseguendo il rilievo fotografico, fotogrammetrico e restituzione al tratto.
Ancora nel 2016, a seguito della caduta di ulteriori tessere musive, la Soprintendenza ha avviato la procedura di affidamento degli interventi di messa in sicurezza dei mosaici, aggiudicati dalla Piacenti spa nel marzo 2017. L’attuale intervento consentirà di bloccare l’avanzato degrado in atto mediante l’attuazione di tecniche mirate altamente selettive e l’impiego di materiali compatibili e durevoli.