La rinascita della Basilica della Natività di Betlemme parla toscano. Merito della Piacenti di Prato, azienda di restauro, a cui sono stati affidati con un bando internazionale i lavori da sette milioni di dollari. Ingegneri, restauratori e architetti, trentacinque italiani e quindici palestinesi, hanno portato a compimento la prima fase di un lavoro che è contemporaneamente simbolo di eccellenza italiana e di pace in una terra martoriata.
Un biglietto da visita delle professionalità italiane tanto che la Basilica della Natività è stata scelta dal premier Renzi come tappa del suo viaggio in Palestina e Israele. “Sono in tanti ad aver lavorato nel cantiere: siamo orgogliosi di quanto fatto fino a oggi” confermano all’Adnkronos dalla piccola ‘grande’ impresa che si è occupata del restauro della chiesa, meta ogni anno di un milione e mezzo di turisti e pellegrini.Terminata la prima fase, riguardante il tetto, ora si dovrà mettere mano al pavimento e all’intero transetto. “Una meravigliosa esperienza” si legge sulla loro pagina Facebook che documenta fotograficamente tutte le tappe del restauro.
Le complesse analisi al computer hanno rilevato che i calcoli e le scelte dell’antichità, la Basilica è di epoca giustinianea, erano le migliori. Per il restauro allora si sono impiegate le stesse tecniche di allora ed è stata questa la vera difficoltà dell’opera. I chiodi, alcuni lunghi anche 60 centimetri, sono stati estratti a uno a uno, in tutto sette tonnellate, restaurati e poi riutilizzati per fissare le travi. Anche per sostituire queste ultime i restauratori toscani hanno portato avanti un lavoro certosino, cercando legni simili ai cedri del Libano, usate nell’antichità per le travi del tetto, ma ad oggi pressoché scomparsi in Medio Oriente. Oltre al larice veneziano, sono stati trovati pezzi simili, recuperati da demolizioni di monumenti antichi. Non sono mancate, poi, straordinarie scoperte come l’esistenza nella Basilica di un sofisticato sistema antisismico che permette ai muri di resistere anche in caso di terremoto.
La Basilica è stata costruita dall’imperatore Giustiniano nel 531 nel luogo dove un’antica tradizione ricorda la nascita di Gesù. Nella chiesa c’è una cripta: la grotta della Natività. Più volte danneggiata, è stata rimaneggiata nel corso dei secoli fino all’ultimo grande restauro di fine Quattrocento, effettuato dai carpentieri veneziani. A segnarla, oltre al tempo, le infiltrazioni d’acqua, sono state la fuliggine e il fumo delle candele tanto che nel 2012 l’Unesco l’aveva inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo. Due anni fa l’autorità palestinese ha indetto un bando di restauro internazionale a cui parteciparono dodici aziende da tutto il mondo ma i maestri di Prato sbaragliarono la concorrenza, dando un tocco di italianità alla Basilica di Betlemme.
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