Betlemme (Palestina). Nel corso dei restauri e degli scavi che l’équipe italiana della ditta Piacenti sta svolgendo nella Basilica della Natività, patrimonio Unesco, un’inattesa sorpresa ha premiato gli archeologi: esattamente nell’angolo tra la facciata dell’edificio più antico, di epoca costantiniana, e il basamento delle colonne di quello successivo, del tempo di Giustiniano, è emersa una serie di reperti vitrei, probabilmente delle lucerne, sigillate nel punto di contatto tra la prima e la seconda basilica.
Alessandro Fichera, archeologo della Piacenti Spa, ha formulato sui reperti un’ipotesi affascinante: la loro collocazione non sarebbe casuale, potrebbero essere stati depositati lì al momento della costruzione del nuovo edificio, secondo un rituale apotropaico che trova diversi confronti nei Paesi del bacino mediterraneo. L’avventura dell’équipe italiana nella Natività conta ormai 10 anni, da quando, nel 2009, fu emanato un bando dall’Autorità Nazionale Palestinese per la realizzazione di un vasto programma di indagini conoscitive multidisciplinari, finalizzato a fornire dei criteri di intervento in vista del necessario restauro delle coperture della Basilica e, in generale, per tutti i futuri restauri.
Il bando allora fu vinto dal Consorzio Ferrara Ricerche, dell’Università di Ferrara, coordinato dal professor Claudio Alessandri del Dipartimento di Ingegneria. Per l’analisi archeologico-architettonica, un ruolo rilevante è stato svolto dall’Università di Siena, con la professoressa Giovanna Bianchi e i suoi collaboratori.
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