Il restauro eseguito da un’azienda italiana ha riportato alla luce il mosaico dato per perduto. Scoperto grazie alla tecnica della termografia.
L’angelo scomparso è stato ritrovato. Si tratta dell’ultimo magnifico esempio di arte musiva che, grazie a un’azienda italiana, la Piacenti, considerata leader mondiale nel restauro, si aggiunge agli altri mosaici della Basilica della Natività di Betlemme, il luogo dove secondo la tradizione sarebbe nato Cristo.
«Dei 2 mila metri quadri di mosaici originali è stato possibile salvarne circa 150», racconta Giammarco Piacenti, titolare dell’azienda di Prato che da tre anni fa spola tra l’Italia e la Palestina per sovrintendere i lavori che hanno visto l’eccellenza del restauro italiano operare in uno dei luoghi più importanti della cristianità.
All’interno, la Basilica è ancora un cantiere aperto, ma, dopo essersi arrampicati a fatica sulle impalcature, si viene ripagati per lo sforzo: i mosaici si stagliano lucenti sullo sfondo di calce bianca e si mostrano in tutta la loro bellezza, riflettendo la luce del sole in un tripudio di turchese, rosso, verde e uno scintillante oro.
RIUTILIZZATE 1.500.000 TESSERE. Angeli, santi, San Tommaso che indica con il dito la ferita di Gesù; e ancora il Cristo in sella a un asino che entra a Gerusalemme: scene classiche della narrativa cristiana che riprendono nuova vita sotto il tetto sorretto dalle imponenti architravi di cedro del Libano, che l’azienda italiana ha riportato al vecchio splendore nella prima fase del restauro della Basilica. «È il progetto della mia vita», aggiunge con un filo di emozione Piacenti, mentre spiega che per il restauro sono state riutilizzate più di 1.500.000 tessere – in pietra, vetro e madreperla – che negli anni sono state catalogate e conservate, e oggi riutilizzate in combinazione con un numero limitato di tasselli per restituire i mosaici in quasi tutta la loro interezza.
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