Incontro con il regista Tommaso Santi che, in occasione della consegna dei Globi d’oro a Roma, il 14 giugno scorso si è aggiudicato il Gran Premio della Stampa estera per il documentario Restaurare il cielo.
Fa impressione scorrere nell’albo d’oro i nomi dei vincitori che l’hanno preceduto: Gianfranco Rosi per Fuocoammare nel 2016, Ermanno Olmi per Torneranno i prati nel 2015, e poi, proseguendo a ritroso, Edoardo Winspeare, Leonardo Di Costanzo, Gianni Amelio, Mario Martone, Giorgio Diritti, Marco Bellocchio e via dicendo, fino a Paolo Sorrentino e Marco Tullio Giordana. Mostri sacri del cinema italiano, che negli ultimi anni hanno meritato il Gran Premio della stampa estera durante l’annuale cerimonia dei Globi d’oro (uno dei tre riconoscimenti cinematografici più importanti d’Italia, con i David di Donatello e iNastri d’Argento). Nomi illustri, ai quali mercoledì 14 giugno, a Roma, si è affiancato quello dell’assai meno noto Tommaso Santi, 42enne regista, drammaturgo e sceneggiatore pratese.
Restaurare il cielo, il suo documentario sui lavori in corso dal 2013 nella basilica della Natività a Betlemme (clicca qui per un breve trailer) ha davvero convinto i corrispondenti stranieri in Italia, come si evince dalla entusiastica motivazione: «Talvolta le favole escono dai film, si fanno spazio nella realtà e mostrano che c’è “un mondo possibile”. Un mondo dove intesa, accordo e collaborazione fanno sì che eccellenza artigiana e tradizione italiana arrivino a restaurare un pezzo della storia comune dell’umanità. Fatti che, di per sé, sono già un piccolo miracolo».
Si tratta, per Santi, di un altro passo avanti in una carriera in cui per due volte ha vinto il premio della giuria al Premio Ugo Betti per la drammaturgia, mentre sul fronte cinematografico nel 2006 è stato premiato al Premio Solinas per il suo cortometraggio Dall’altra parte del mare e nel 2012 è stato selezionato allo Short Film Corner del Festival di Cannes con il cortometraggio Perché no?, dove un bambino riesce a ricondurre alla ragione un aspirante suicida in equilibrio instabile sui bordi di un burrone vertiginoso. Da vertigine è stato anche il difficile e complesso restauro della basilica di Betlemme, realizzato dall’italiana Piacenti. E da vertigine sono le riprese con cui Santi documenta l’eccezionale recupero del tetto medievale devastato da due secoli di infiltrazioni d’acqua.
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