RAMALLAH. Una politica equidistante e un convinto appoggio alla Conferenza di Pace che la Francia sta cercando di organizzare per facilitare la ripresa del negoziato in Terrasanta. Prova a sorridere mentre parla dell’Italia il presidente palestinese Abu Mazen che oggi a Betlemme incontrerà il presidente Sergio Mattarella, si dibatte in difficoltà che sembrano segnare il crepuscolo di un’epoca. Dodici anni di presidenza senza nessun progresso sostanziale nelle trattative ne hanno intaccato l’immagine, ma anche la stabilità dell’Anp è in bilico. Delusi dalla posizione americana, i palestinesi ora guardano più all’Europa. “Diversi Paesi hanno riconosciuto lo Stato Palestinese, come la Svezia e il Vaticano, ci sono anche 12 parlamenti nazionali, compreso quello italiano, che hanno chiesto ai propri governi di riconoscere il nostro Stato”, dice il presidente seduto nel suo ufficio alla Muqata, “chiediamo che ora che questi governi, compreso quello di Roma, riconoscano la Palestina”.
Signor Presidente c’è molta ansia per il futuro di questa terra. Vista da fuori l’Anp sembra prossima al collasso: dissenso, faide interne, stallo del negoziato di pace. Non si fanno le elezioni e lei non ha un delfino. Come pensa che andrà a finire?
“Le cose viste dall’esterno sono diverse, ci sono problemi come in tutti i Paesi sotto occupazione, abbiamo problemi economici. Per quanto riguarda le elezioni, continuiamo a discutere con Hamas perché si voti in tutto il territorio palestinese”.
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