Fra il 16 e il 23 settembre 44 persone hanno preso parte al pellegrinaggio in Terra Santa promosso da Tempi e dall’agenzia di viaggi Istoria, ispirato a quello che 30 anni fa fu guidato dal servo di Dio mons. Luigi Giussani. Come allora, il cammino si è svolto sotto il titolo “Sulle tracce di Cristo”. Una delle partecipanti racconta l’esperienza di quegli otto giorni.
“Verbum caro hic factum est”. Nazareth, grotta dell’Annunciazione: tutto, tutto è iniziato lì, e lì inizia anche il nostro pellegrinaggio. Come ci ha detto don Alberto Frigerio, che guidava il nostro cammino, lì la libertà di Dio ha incontrato la libertà umana, in un percorso cominciato con Abramo, culminato in Maria e giunto fino a noi per trasfigurare la nostra vita, per il bene nostro e di tutto il mondo. Esistere significa essere in cammino, ci si mette in cammino per chiedere a Dio di sostenere la strada per noi e per i nostri amici.
Ci siamo mossi sulle tracce di Cristo, cioè della concretezza del Mistero, cominciando da Cana, dove lui trasformò l’acqua in vino alle nozze. Poi il lago di Tiberiade, dove ha pescato con e per i suoi amici, ha trascorso molti giorni “approfittando dell’ospitalità” della suocera di Pietro a Cafarnao, ha guarito il paralitico calato dal tetto, ha continuato a camminare con i suoi, ha arrostito del pesce per i discepoli, fino alla domanda radicale rivolta a Pietro: «Mi ami tu?».
Dalla familiarità con Cristo, nasce una moralità nuova, quella annunciata sul monte delle Beatitudini, altra tappa del nostro peregrinare: “Beati i poveri di Spirito, beati i miti…”. Ci dice don Alberto che «Gesù non si limita a dare un’indicazione morale, ma ci offre un ritratto di sé, consentendo ad ognuno di noi di immergerci in Lui e quindi di intraprendere un cammino morale». Ci dice “duc in altum”, “prendi il largo”, certi che l’avvenimento che ha investito la nostra vita è per il bene nostro e del mondo intero.
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